Pensieri

Non ne usciamo vive

27.05.2024
“Da piccola mi hanno insegnato che i maschietti sono indipendenti, coraggiosi, forti, aggressivi di natura, energici, attivi, audaci.
Dominanti.
Do-mi-na-nti.
Da piccola mi hanno insegnato che le femmine sono dipendenti, affettuose, sognatrici, attraenti, emotive, tenere, gentili, dolci.
Remissive.
Re-mis-si-ve.
Non mi ci ritrovavo in tutti questi aggettivi, ma mi sono sforzata, da brava bambina. Perché, mi dicevano, una bambina deve obbedire.
Da piccola mi hanno insegnato ad essere protetta, e che i maschi proteggono. Mi sono impegnata, ho fatto mio questo concetto.
Il mio parroco mi diceva che noi donne siamo nate da una costola di Adamo, siamo subalterne per natura biologica e religiosa.
Mia nonna mi diceva: ama l’uomo tuo coi vizi suoi. Sii fedele sempre, a prescindere da come ti tratta.
Mio nonno mi diceva che la donna è stata creata per accudire marito, casa, figli, non occorre che lavori.
Mia madre mi diceva che la donna è più brava ad accudire i figli perché più sensibile, materna e calorosa.
Mio padre mi diceva che era grave che non sapessi cucinare, come avrei fatto durante il matrimonio?
Il mio primo ragazzo mi diceva che dovevo fare la donna vera. Non sapevo ci fosse una donna vera e una falsa.
La mia amica mi diceva che noi donne istighiamo violenza negli uomini.
Mi dicevano: scopare col proprio uomo è un dovere. Curare casa, figli, marito è un dovere. La violenza è virilità.
“Stai zitta! Ho voglia di scopare. Sei la mia donna. Lo so che lo vuoi.”
No, non volevo, ma disse che avevo detto no troppo piano, che se non ero d’accordo veramente lo avrei urlato il no. E così mi stuprò. Era il suo compleanno, glielo dovevo.
L’uomo delle forze dell’ordine a cui ho denunciato l’aggressione mesi fa mi ha dato una pacca sulla spalla e mi ha invitata a tornare a casa e a fare la pace con lui.
Una mia amica me lo diceva che avrebbe avuto ragione a farmela pagare, perché volevo lasciarlo. Ho pagato il conto: 35.Non 35 euro, 35 coltellate. Me le ha date di spalle. Che caro, così non ho visto l’odio negli occhi di chi ripeteva di amarmi.
E’ stato bravo a reggere alla vista di tutto quel sangue, lui che aveva sempre timore per una puntura con siringa, che sembrava in fin di vita per un po’ di raffreddore invernale. L’ha fatto per me: così non ho visto l’astio in volto, e potevo continuare a credere alle sue parole d’amore.
Mi ha uccisa e il giornalista ha sottointeso che me la sono cercata, perché rompevo le palle sul fatto che andasse a giocare due volte alla settimana a calcetto con gli amici e la domenica allo stadio.
Mi ha uccisa e i vicini di casa hanno detto che era una brava persona, è stato un raptus, una parentesi, cosa vuole, capita anche ai migliori, 35 coltellate scappano di mano.
Mi ha uccisa e l’arcivescovo nell’omelia ha detto di pregare per lui affinché non venga sopraffatto da sensi di colpa. Passi io sopraffatta da 35 coltellate, ma lui da 35 mila rimorsi no!
MI AVETE UCCISA!
CHE CAZZO PIANGETE ORA?
Serena Piccoli, da “OR-DITE! – Teatro e poesia contro la violenza maschile sulle donne”

Lascia un commento