Fosforescenze

Le panchine raccontano…

03.09.2024
“Le panchine custodiscono migliaia di storie meravigliose, ricordi di mani che si cercano, promesse mai mantenute, baci improvvisi. Tutti ne abbiamo una sulla quale il cuore è ancora seduto”
Michelangelo Da Pisa
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“I vecchi sulle panchine dei giardini
succhiano fili d’aria e un vento di ricordi
il segno del cappello sulle teste da pulcini
i vecchi mezzi ciechi i vecchi mezzi sordi…”
Claudio Baglioni, dalla canzone “I vecchi”, nell’album “Strada facendo”, 1981
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“A qualche distanza di lì, nel giorno che declinava, vide la sua panchina. Sembrava occupata. Quella panchina, proprietà indubbiamente del Comune e comunque a disposizione del pubblico in generale, non era certo sua. Ma per lui lo era.”
Samuel Beckett, da “Watt”, 1953
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“Lampioni accesi, ippocastani in fiore. Passo davanti alla panchina dove una sera del ’61 baciai Nora, come un re in esilio davanti alla reggia dei tempi felici.”
Romano Bertola, da “Includetemi fuori”, 2003
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“Affaticato dal camminare, mi siedo su una panchina, testimone ammirato del modo con cui quel fiero dominatore, ch’è stato per millenni l’eroe del giorno e lo sarà fino all’ultimo giorno, del modo con cui il sole nel suo tramonto di fuoco investe delle sue figurazioni l’intero paesaggio, mentre il mio occhio portandosi al di là del muro che circonda il giardino, contempla quell’eterno simbolo dell’eternità: l’orizzonte infinito.”
Søren Kierkegaard, da “Postilla conclusiva non scientifica alle briciole filosofiche”, 1846
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Albrecht Anker (1831-1910), “Bambina che dorme su una panca di legno”
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“Sedersi su una panchina in compagnia ma non al caffè, è un tabù di vergine.”
Cesare Pavese, da “Il mestiere di vivere”, 1952 (postumo)
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“Palazzi lontanissimi, parchi assorti, il restringersi dei viali in lontananza, la grazia funebre delle panchine di pietra per quelli che se ne sono andati – spoglie di fasti perduti, grazia decaduta, orpelli abbandonati. Mio desiderio dimenticato, come vorrei ritrovare almeno il dolore con cui ti sognavo.”
Fernando Pessoa, da “Il libro dell’inquietudine”, 1982 (postumo)
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“Una buona panchina fa sentire al riparo chi vi siede, e fa apparire il suo ozio come un’attività non soltanto legittima, ma di qualità superiore, da intenditore − un po’ come quando al ristorante uno ordina un piatto molto semplice e il cuoco gli fa capire di considerarlo un buongustaio.”
Beppe Sebaste, da “Panchine”, 2008
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Édouard Manet, “La panchina”, 1881
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“Una panchina perfetta è come una piega del mondo, non un luogo nascosto ma una zona franca, liberata o salvata, dove semplicemente sedersi è già in sé una meditazione.”

Beppe Sebaste, da “Panchine”, 2008
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“Ovunque si trovi, la panchina è per chi si siede il centro dell’universo.”

Beppe Sebaste, da “Panchine”, 2008
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“La panchina è un luogo di sosta, un’utopia realizzata. È il margine sopraelevato della realtà, vacanza a portata di mano. E anche il posto ideale per osservare quello che accade.”
Beppe Sebaste, da “Panchine”, 2008
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Mikhail Vasilyevich Nesterov, “Natasha Nesterova sulla panca del giardino”, 1914
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“Sedersi lì sulla panchina significa non farsi trascinare dalla corrente, non fare la coda a una cassa, non provarsi abiti, non indicare le vetrine. Non salire nemmeno sul tram quando arriva e si ferma lì davanti, non essere una di quelle persone che ci circondano in piedi e che ordinatamente, ritmicamente, scompaiono salendo sul tram, come il risucchio delle onde del mare che si infrangono a
riva e poi si ritirano. Sedersi su quella panchina significa diventare di colpo invisibili. Perdere tempo, cioè guadagnarlo.”
Beppe Sebaste, da Panchine, 2008
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“Imparai, con umiltà e fatica, ma imparai quello che dovevo fare, e che sarebbe stato ovvio per un bambino: la vita non è altro che un susseguirsi di tante piccole vite, vissute un giorno alla volta. Si dovrebbe trascorrere ogni giorno cercando la bellezza nei fiori e nella poesia e parlando con gli animali. E nulla può essere migliore di un giorno colmo di sogni e di tramonti e di brezze leggere. Imparai soprattutto che la vita è sedere su una panchina sulla riva di un fiume antico, con la mia mano posata sul suo ginocchio e a volte, nei momenti più dolci, innamorarmi di nuovo.”

Nicholas Sparks, da “Le pagine della nostra vita”, 1996
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“Leggere, in fondo, non vuol dire altro che creare un piccolo giardino all’interno della nostra memoria. Ogni bel libro porta qualche elemento, un’aiuola, un viale, una panchina sulla quale riposarsi quando si è stanchi. Anno dopo anno, lettura dopo lettura, il giardino si trasforma in parco e, in questo parco, può capitare di trovarci qualcun altro.”
Susanna Tamaro, da “Cara Mathilda”, 1997
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Vittorio Corcos, “Sogni”, 1896
Vittorio Matteo Corcos http://www.tuttartpitturasculturapoesiamusica.com
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“Una panchina vuota nel parco può racchiude mille segreti.”
Anonimo
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