Linguaggi

Donne, meravigliose case con cento porte

10.02.2025

“Le donne sono case meravigliose con cento porte, ognuna con una diversa e misteriosa serratura, e mille finestre alle quali affacciarsi.”

Fabrizio Caramagna

 

*****

Spuma di mare

 

“Chi è fatto di pietra, chi è fatto d’argilla –
Io invece sono fatta d’argento e brillo!
La mia occupazione – è il tradimento, il mio nome – Marina,
io – sono l’effimera spuma del mare.
Chi è fatto d’argilla, chi è fatto di carne –
a costoro la bara e le lastre tombali …
-battezzata nella fonte marina – e nel mio
volo continuamente infranta!
Attraverso ogni cuore, attraverso ogni rete
batte il mio arbitrio.
Io – vedi questi ricci scomposti? –
non sono fatta del sale della terra.
Mi frango sulle vostre granitiche ginocchia
e da ogni onda – risuscito!
Evviva la schiuma – l’allegra schiuma –
l’alta schiuma del mare!”
Marina Ivanovna Cvetaeva, “Spuma di mare”
*****
Foto di Ferdinando Scianna
*****

Una donna

 

“Una donna è una cosa che canta
in mezzo alla bufera del mondo
coi lunghi capelli sparsi
su oscure catene
una donna mi ispira i colori
e il sonno delle ombre
tu che sei donna ascolta:
non avrai una spiaggia sicura
né un porticciolo di vento
ma amerai uomini in festa
perché la tua bellezza
è voce del vento.
sei scura come la menzogna
e ti crederanno bugiarda
verrai arsa sul rogo d’impazienza
ma tu non brucerai mai
perché sei bella.”

 

Alda Merini, “Una donna”

 

*****

Foto di Sonia Simbolo

 

*****

Zitella
“E così questa particolare ragazza
In una cerimoniosa passeggiata d’Aprile
Col suo più recente pretendente
Si trovò all’improvviso oltremodo sconvolta
Dalla sfrenata babele degli uccelli,
Da quel mare di foglie.
In preda a questo tumulto, osservava
I gesti del suo innamorato che sbilanciavano l’aria,
E il proprio passo vagante ineguale
In quel solitario rigoglio di felci e fiori,
Giudicava i petali in scompiglio,
E la stagione in generale, sciatta.
Come desiderò allora l’inverno! -Scrupolosamente austero nel suo ordine
Di bianco e nero
Ghiaccio e roccia, ogni senso nei suoi limiti,
E la gelida disciplina del cuore
Esatta come fiocco di neve.
Ma ecco – un germogliare
Anormale abbastanza da mettere in scompiglio
Le sue regali cinque facoltà –
Un tradimento da non tollerare. Sì, impazziscano pure
Gli idioti nel manicomio primavera:
Lei se ne tirò subito fuori.
E mise tutt’intorno alla sua casa
Tale una barricata di spine e impedimenti
Contro quella stagione sediziosa
Che nessun uomo all’assalto poté sperare d’infrangerla
Per anatemi, pugni o terrore
E nemmeno per amore.”
Sylvia Plath, da “Lady Latham e altre poesie”, 1976 – Traduzione di Giovanni Giudici
*****
Foto di Antonio Mora
*****
Capelli
“Mi sono cresciuti grattacieli tra i capelli
No, non è molto fastidioso
se non fosse che
quando mi succede di grattarli
o anche di strapparmeli
i capelli
metti, per esempio
per una scena di disperazione
i vetri frantumati
mi creano un problema (pellicules et dèmangeaisons)….”
Gina Labriola, “Capelli”, da “Storie del pappagallo”, 2003
*****
Foto di David Seymour
*****
La donna mancina
“Lei saliva con altri da una stazione del metro
mangiava con altri a una tavola calda
aspettava con altri in una lavanderia
ma una volta l’ho vista da sola
davanti a un giornale murale
Usciva con altri da un grattacielo d’uffici
si pigiava con altri ad una bancarella
era seduta con altri presso un campo-giochi di sabbia
ma una volta l’ho vista dalla finestra
giocare a scacchi da sola
Era sdraiata con altri su un prato del parco
rideva con altri in un labirinto di specchi
gridava con altri sull’ottovolante
e poi sola la vidi soltanto
camminare nei miei desideri
Ma oggi nella mia casa aperta:
la cornetta era girata dall’altra parte
la matita era a sinistra dell’agenda
a sinistra la tazza del tè
e il manico pure a sinistra
e vicino la mela sbucciata in senso inverso
(e non finita di sbucciare)
le tende raccolte a sinistra
e la chiave della porta di casa
nella tasca sinistra della mia giacca
Ti sei tradita, o mancina!
O era per lasciarmi un messaggio?
Vederti IN UN CONTINENTE STRANIERO io vorrei
perché finalmente in mezzo agli altri ti vedrei sola
e tu fra mille altri vedresti ME
e finalmente ci verremmo incontro.”
Peter Handke, “La donna mancina” – Traduzione di Anna Maria Carpi
*****
Passanti
“Donne che ho visto sedute su un treno
che si muoveva verso altri luoghi;
donne che ho visto da un’altra parte
ridere felici mentre passavano
o guardare nel vuoto dai balconi
con uno sguardo ormai dimenticato,
o su una nave che lasciava il porto
salutare agitando un fazzoletto:
non sapete con quanta nostalgia,
nelle sere piovigginose e fredde,
io vi riporto ancora alla memoria,
donne che avete trascorso un istante
della mia vita – e che ora custodite
la mia anima in qualche posto lontano!”
Kostas Ouranis, “Passanti”, da “Poesie”, 1953
*****

Lascia un commento