Pensieri

I murichi: scimmie dalle quali ci sarebbe molto da imparare

16.02.2025
Il murichi, nome comune del più scientifico Brachyteles, vive principalmente in dodici piccole “riserve” nella foresta atlantica degli stati di Minas Gerais, Espirito Santo e Rio: sono circa 1.000 esemplari, 350 dei quali abitano nella riserva della Caratinga. Proprio per la sua fragile sopravvivenza, è chiamato “il Panda del Brasile”, ben poco studiato e poco conosciuto, se non fosse per i 35 anni di lavoro della professoressa Strier, arrivata da studentessa nel 1982 nella riserva proprio per studiare le scimmie e la loro organizzazione in gruppi, innamorandosi di questi primati endemici del Nuovo Mondo, anche chiamati, infatti, scimmie americane. I suoi studi, racchiusi in un libro che è diventato pietra miliare dell’antropologia e dello studio delle scimmie, hanno svelato un’organizzazione sociale, che, come nel caso dei Bonobo, sfida i nostri universali culturali: alti 1,50 m dall’estremità del braccio all’estremità della zampa per un peso da 8 a 9 kg, i murichi sono scimmie “hippie”. Non si attaccano mai a vicenda, cooperano pacificamente e vivono in piccoli gruppi di poche decine di esemplari che sono egualitari, abbastanza grandi da garantire loro protezione ma non troppo da litigare per i frutti e le foglie di cui si nutrono.
Nella società dei murichi non c’è competizione, o quanto meno ce n’è il meno possibile: la femmina partorisce un cucciolo ogni tre anni (dopo 7,2 mesi di gestazione), che allatta per dodici mesi e accompagna nel corso dell’anno successivo, prima di lasciarlo diventare autonomo.Nei gruppi di murichi, che in lingua Tupi significa “scimmia più grande del mondo”, vige la regola della pace e dell’armonia. In ogni momento della giornata, spiega la dottoressa Strier dalle pagine de “Le Monde”, si toccano, si sfregano,si abbracciano l’un l’altro: «Un modo per sciogliere le tensioni o rassicurarsi a vicenda», prosegue Karen Strier.
Ma è nel momento dell’accoppiamento che, rispetto ad altri primati, risalta la loro specificità: nessun maschio alfa che veglia gelosamente sul suo harem di femmine, come accade nei gorilla. Anzi: i maschi si propongono e le femmine scelgono, senza esclusività e violenza, con molta sfacciataggine. «I maschi sono in fila ad attendere il proprio turno, mentre le femmine concedono accoppiamenti a ritmo… rispettabile», conclude la primatologa sorridendo.
Questa organizzazione sociale, proprio come quella dei bonobo, permette di mettere in dubbio i costrutti sociali della violenza, dell’aggressività, della gelosia e del patriarcato, che spesso consideriamo naturali senza mai interrogarci su possibili alternative, che a quanto pare sono altrettanto reali e naturali.
Alessia Di Donato, da “Murichi, le scimmie hippie. Vivono in pace e senza litigare. E resistono alle malattie”, 26/8/2023

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