Ciak

Il cielo sopra Berlino

21.02.2025
«Sì, è magnifico vivere di solo spirito, e giorno dopo giorno testimoniare alla gente, per l’eternità, soltanto ciò che è spirituale. Ma a volte la mia eterna esistenza spirituale mi pesa. E allora non vorrei più fluttuare così, in eterno: vorrei sentire un peso dentro di me, che mi levi questa infinitezza legandomi in qualche modo alla terra, a ogni passo, a ogni colpo di vento. Vorrei poter dire: “ora”, “ora”, e “ora”. E non più “da sempre”, “in eterno”. Per esempio… non so… sedersi al tavolo da gioco, ed essere salutato… Anche solo con un cenno… Ogni volta che noi abbiamo fatto qualcosa, era solo per finta. Ci siamo lussati l’anca facendo la lotta, di notte, con uno di quelli: sempre per finta. E ancora per finta abbiamo preso un pesce, per finta ci siamo seduti a un tavolo, abbiamo bevuto, mangiato. Per finta ci siamo fatti arrostire l’agnello e abbiamo chiesto il vino: per finta. Sotto le tende, nel deserto: solo per finta.
Non che io voglia generare subito un bambino, o piantare un albero. Ma in fondo sarebbe già qualcosa ritornare a casa dopo un lungo giorno, dar da mangiare al gatto come Philip Marlowe, avere la febbre, le dita nere per aver letto il giornale; non entusiasmarsi solo per lo spirito, ma finalmente anche per un pranzo, per la linea di una nuca, per un orecchio; mentire, e spudoratamente; e camminando sentire che le ossa camminano con te; supporre, magari, invece di sapere sempre tutto… “Ah!”, “oh!”, “ahi!”: poterlo dire, finalmente, invece di “sì” e “amen”» (da “Il cielo sopra berlino” di Wim Wenders). I miei eroi non sono più guerrieri e re, ma i fatti di pace. Uno vale l’altro. Le cipolle, messe a essiccare, buone come il tronco d’albero che porta attraverso la palude. Ma ancora nessuno è riuscito a cantare un epos di pace. Cosa c’è nella pace che alla lunga non entusiasma e che non si presta al racconto? Devo darmi per vinto, ora? Se mi do per vinto, allora l’umanità perderà il suo cantore: e quando l’umanità avrà perso il suo cantore, avrà perso anche l’infanzia.
Monologo di Damiel, da “Il cielo sopra Berlino”, di Wim Wenders, 1987

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