Pensieri

Cassandra

24.11.2021
“Ecco dove accadde. Lei è stata qui. Questi leoni di pietra, ora senza testa, l’hanno fissata. Questa fortezza, una volta inespugnabile, cumulo di pietre ora, fu l’ultima cosa che vide. Un nemico da tempo dimenticato e i secoli, sole, pioggia, vento, l’hanno spianata. Immutato il cielo, un blocco d’azzurro intenso, alto, distante. Vicine, ogg come ieri, le mura ciclopiche che orientano il cammino: verso la porta dal cui fondo non fiotta più sangue. Nelle tenebre. Nel macello. E sola. Con questo racconto vado nella morte. Termino qui, impotente, e niente, niente di quello che avrei potuto fare o non fare, volere o pensare, mi avrebbe condotto a una meta diversa. Più profondamente di ogni altro moto dell’animo, più profondamente persino della mia paura, mi impregna, mi corrode, mi avvelena l’indifferenza dei celesti verso noi terreni. Naufragata l’audace impresa di opporre il nostro debole calore alla loro gelidità.“

Christa Wolf, da “Kassandra”

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“Il codardo e il valente…
La piú bella delle figlie di Priamo, Cassandra, abbracciata alla statua sacra; chiunque si sarebbe arrestato, ma Aiace di Locri era posseduto da una pazzia torva, omicida. Dopo averla trascinata fuori le fece violenza; e Cassandra era vergine e sacerdotessa. Dicono che in quel momento la statua di Atena abbia mosso gli occhi e distolto lo sguardo per non vedere uno spettacolo tanto truce.
Nessuno piangerà per lui, nessuno ricorderà il suo nome e questo fa davvero paura: tornare nel nulla dopo una brevissima vita luminosa senza essere ricordati è come non essere mai nati; il buio del tempo infinito prima di te ti ha generato, il buio di un altro tempo infinito ti attende.
Io ho sangue di re, nelle vene, non posso accettare chi mi provoca. Quando è assalito dall’ira, poi, un uomo è avvolto da un velo di pazzia, e non sa che sta facendo. È quello il male maggiore per una mente, per quanto salda; la chiamano até, accecamento. Chi è vittima di até perde il contatto con la realtà, gli pare di montare un cavallo imbizzarrito e senza redini. Sono quelli i momenti piú pericolosi, in cui sembra che un demone ti rubi il senno.”

Guido Guidorizzi, “Timè”, da “Io, Agamennone. Gli eroi di Omero”

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Nell’immagine: Solomon Joseph Solomon, “Aiace Oileo porta via Cassandra”, 1886

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