“Fin dai primi tempi di quel matrimonio, aveva intuito che Ignazio e Franca non avrebbero mai avuto la forza d’animo necessaria per essere davvero uniti. Perché quei due si erano sposati senza aver mai fatto esercizio di pazienza, senza rendersi conto di cosa fosse lo spirito di sacrificio. Avevano creduto che ‘per sempre’ significasse viaggiare per tutta la vita lungo un fiume largo e placido. E invece voleva dire schivare le rocce, evitare i gorghi e i mulinelli, cercare di non finire mai in secca. Ci si riusciva solo se si remava entrambi nella stessa direzione, se si guardava il medesimo orizzonte.
Lei l’aveva desiderato tanto, aveva sacrificato tutto a quell’ideale di amore. Ma, alla fine, si era dovuta rassegnare al fatto che, in una coppia, non è raro che uno ami per entrambi. Perché c’è chi non vuole amare o, semplicemente, non sa farlo. E allora aveva imparato che l’amore può continuare a vivere anche se l’altra persona dimentica di nutrirlo. Aveva imparato che, per non cadere nella disperazione, si può anche accettare di pagare ogni giorno il prezzo di una bugia. Aveva imparato che accontentarsi delle briciole è meglio che morire di fame.”
Stefania Auci, da “L’inverno dei leoni”
Immagine: Ignazio e Franca Florio in una foto del 1901