Un suono incorporeo, una melodia sfilacciata dal cielo o forse strappata da un sogno: è la voce del theremin.
Come spesso accade alle meraviglie, che sembrano portate in volo dagli angeli, anche questo strumento musicale nasce per caso, ma la sua storia è molto meno poetica della sua voce, con la quale ha in comune soltanto l’incredibilità. Ad inventarlo, nel 1919, è il fisico sovietico Lev Sergeevič Termen (più noto con il nome americanizzato di Leon Theremin). Termen è un geniaccio che appena due anni prima aveva ricevuto l’incarico di gestire la radiostazione che collegava Mosca all’intera area del Volga, la più potente di tutta la Russia. E’ qui che lo sorprende lo scoppio della guerra civile. E quando l’Armata Bianca sta per impadronirsi della stazione radio, Termen non esita a farla smantellare, dopodiché torna a Pietroburgo. Qui ricomincia tutto daccapo, tanto più che nel frattempo gli è stata affidata la progettazione di un’altra radiostazione. Poi, il punto di svolta: viene chiamato a lavorare nell’Istituto Fisico-Tecnico della città. D’un balzo monta sulla sua bicicletta, pedala per più di 10 km e arriva alla sua destinazione, di lavoro e di vita.
Incaricato di indagare sulle proprietà dei gas, Termen inventa un dispositivo elettrico per misurare i loro parametri. Durante il lavoro, nota come la risposta in frequenza del segnale si modifichi a seconda della maggiore o minore vicinanza al corpo dell’operatore. Da appassionato di musica (nel 1916 si era diplomato al Conservatorio di San Pietroburgo come violoncellista), intuisce che quello può diventare un nuovo strumento musicale. “Ho concepito uno strumento in grado di creare suoni senza l’uso di energia meccanica, come un direttore d’orchestra”, avrebbe dichiarato molti anni più tardi, nel 1989, nel corso un’intervista rilasciata ad alcuni giornalisti francesi.
L'”eterofono“, come lo battezzò il suo inventore (che solo in seguito gli avrebbe cambiato il nome in “theremin”), consiste in una scatola che ne contiene tutte le componenti elettroniche ed è sormontata da due antenne, una verticale, che controlla l’intonazione del suono, e l’altra orizzontale, per il volume.
Il successo è enorme: perfino Lenin si diverte a provare il “theremin” strimpellando “Zhavoronok” (“L’Allodola”), di Mikhail Glinka. Termen approfitterà, in seguito, della sua ammirazione per sottoporre all’attenzione di Lenin un impianto di allarme che verrà adottato per il Cremlino. Quando poi, nel 1926, mette in cantiere il “dalnovisore“, una sorta di antenato della nostra televisione, i vertici dell’Armata Rossa se ne appropriano pretendendo che l’invenzione rimanga segreto di Stato, senza peraltro mai impiegarla.
Intanto Termen intraprende una serie di tournée che lo portano in giro per il mondo: dalla Filarmonica di Pietrogrado, su invito di un giovanissimo Dmítrij Šostakóvič, attraverso le maggiori capitali europee, dove si esibisce davanti ai grandi della musica (Respighi, Ravel, Toscanini, Rachmaninoff ecc.), fino a sbarcare negli Stati Uniti, dove, al Carnage Hall, dirige un’orchestra completamente elettronica, che impiega ben dieci theremin.
In quegli anni Termen aveva continuato a lavorare al suo strumento, sia creandone delle varianti (come il terpsitone e il theremincello), sia migliorandone le prestazioni, cosa, quest’ultima, che aveva fatto su richiesta di quella che ormai era diventata la sua musa ispiratrice e che tutt’oggi è considerata la più grande suonatrice di theremin di tutto i tempi: Clara Reisenberg. Per lei Termen creò, nel ’37, uno strumento che sembrava aver perso le sue parti meccaniche per diventare carne, sangue e voce, una voce umana.
Ormai successo e fama non gli mancavano, ma il denaro sì. Termen, ormai indebitato fino al collo, riesce a sbarcare il lunario solo grazie alle entrate garantite dall’invenzione di metal detector e di sistemi di allarme, uno dei quali venne utilizzato nelle prigioni di Alcatraz e di Sing-Sing. In compenso, viene omaggiato e coccolato da personaggi del calibro di John Rockefeller, Albert Einstein, Dwight Eisenhower, Charlie Chaplin ecc., ben lontani dall’immaginare che il musicista-inventore sia probabilmente un collaboratore dei servizi segreti sovietici (anche se, ad onor del vero, la storia non ha ancora fatto piena luce sul suo eventuale coinvolgimento).
Poi, di punto in bianco, Termen sparisce. Siamo nel 1938. Mentre il suo strumento continua a conquistare il mondo, il suo inventore sembra inghiottito dal nulla. Termen viene addirittura dato per morto. Che cosa gli fosse accaduto resta un mistero: c’è chi sostiene che sia stato costretto a fuggire perché era nei guai con il fisco e chi sarebbe disposto a giurare che fu sequestrato da alcuni agenti del Cremlino. Fatto sta che, tornato in Unione Sovietica, Termen viene arrestato con l’accusa di aver assassinato Kirov.
Facciamo un piccolo passo indietro. Quattro anni prima, Sergej Kirov, un alto funzionario del Partito comunista sovietico, nonché molto vicino a Stalin, era stato ucciso nel suo ufficio di Palazzo Smol’nij. In realtà l’attentatore, un certo Leonid Nikolaev, giovane membro del partito, era stato subito arrestato e, per di più, in quello stesso momento Termen si trovava ancora in America. Niente da fare: pur di tenere in piedi il capo d’accusa, si arriva a sostenere che Termen avesse innescato una bomba a distanza: cosa ancora più assurda, se si pensa che Kirov era stato ucciso a colpi di pistola. Viene così condannato a sette anni di lavori forzati da scontare nel terribile gulag di Kolyma, in Siberia, lo stesso che Aleksandr Solženicyn, nel suo romanzo “Il primo cerchio”, avrebbe paragonato al limbo dantesco. Anche qui, però la genialità di Terman non passa inosservata: prima viene messo a lavorare ad un progetto di aerei radio-controllati, poi viene impiegato per mettere a punto un nuovo sistema di spionaggio. Così, dopo il “Buran”, nasce “La cosa”, in pratica la prima cimice, in grado di sfruttare l’energia elettromagnetica indotta da alte frequenze radio per trasmettere segnali audio. Impiantata in un pannello di legno con lo stemma degli Stati Uniti, donato all’ambasciata americana nel ’45 in segno di amicizia, “La cosa”, ben nascosta nel becco dell’aquila, entra quatta quatta nell’ufficio personale dell’ambasciatore americano Averell Harriman. Fuori, gli agenti sovietici, chiusi in un furgone, ascoltano tutto ciò che si dice all’interno. La cimice verrà scoperta soltanto sette anni dopo, per puro caso, e gli americani, dopo averne capito il funzionamento (il che avrebbe richiesto mesi di lavoro), misero a punto un sistema simile, che sarà ampiamente usato negli anni successivi.
In piena “guerra fredda”, nel 1960, un aereo di ricognizione americano del tipo Lockheed U-2, appositamente commissionato dalla C.I.A., sorvolò i cieli russi e fu abbattuto da un missile terra-aria. Il mondo entrò in fibrillazione, Chruščëv andò in bestia accusando gli americani di spionaggio (non era la prima volta, ma si sa, “repetita iuvant”), le Nazioni Unite si riunirono immediatamente, ma questa volta Harriman ebbe buon gioco nel mettere sul tavolo (nel senso vero e proprio del temine) il famigerato stemma con l’aquila, a riprova del fatto che…chi è senza peccato, scagli la prima pietra!
Intanto il nostro Termen, scarcerato nel ’47, era tornato un uomo libero e come tale ricomparve di fronte ad un allibito Harold Schonberg (un critico musicale), che si affrettò a comunicare la notizia al New York Times. Il pubblico ne rimase sbalordito, ma non meno dello stesso Termen, che aveva appena appreso di essere…morto!
Durante quei lunghi anni di vita rocambolesca (e anche in seguito), il mondo intero era stato catturato dalla magia del suo strumento musicale: alcuni grandi compositori, come John Cage, Sergej Rachmaninoff o Joseph Schillinger, realizzarono musiche per theremin. Il cinema se ne appropriò per usarlo in molte delle sue colonne sonore o per sfruttarne le suggestioni: da “I giorni perduti”, di Billy Wilder a “Io ti salverò”, di Alfred Hitchcock; da “I dieci comandamenti”, di Cecil DeMille, fino ad arrivare ad “Alice nel paese delle meraviglie”, di Walt Disney; e, ancora, da Batman a Star Trek. E se le potenzialità del theremin avevano solleticato la creatività di Robert Moog, l’inventore del primo sintetizzatore elettronico, il quale ne aveva realizzato una sua versione, la sua voce, come il canto delle sirene, aveva ammaliato non pochi “Ulisse”: dai Pink Floyd, che lo impiegarono nell’album “Echoes” e in “Umma Gumma”, ai Beach Boys di “Good Vibration”.
Forse aveva avuto ragione Leon Theremin, quando, scherzando con il suo cognome, aveva creato una sorta di epitaffio per se stesso: “Termen ne mret” (in russo, “Tepmeh he mpet”), una frase palindroma che significa “Termen non muore”.
Maddalena Vaiani
Nella foto a lato, Clara Rockmore (1911-1998), la “Musa” di Termen, considerata la più grande thereminista della storia).