“Praticate gentilezza a casaccio e atti di bellezza privi di senso.”
Anne Herbert
(Anne, giornalista americana, scrisse questa frase su una tovaglietta di carta, in una tavola calda di Sausalito, in California, nel 1982)
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E quanta voglia ho di lasciarmi andare
E quanta voglia ho di lasciarmi andare
di fare un po’ di chiacchiere,
di dire la verità
di mandare lo spleen alla nebbia, al diavolo
di prendere qualcuno per mano e “Sii gentile”
dirgli “visto che andiamo per la stessa strada”.
Osip Ėmil’evič Mandel’štam, da “Quaderni di Mosca”, 1972 – Traduzione di Serena Vitale
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Esiste un mondo che non vediamo
“Esiste un mondo che non vediamo.
Lo abitano le persone gentili, gli sconfitti per il mondo e i sognatori.
È un luogo di piccole cose, di profili sottili, di ombre.
Gli unici suoni che si sentono sono i respiri e anche questi sono trasparenti come tutto il resto.
Questo mondo veste il nostro con un velo così impalpabile che basta uno sbuffo o uno sguardo scocciato per spingerlo da parte e un sorriso o un cenno per farlo ritornare.
I gentili, gli sconfitti e i sognatori sono creature leggere come nebbia. Sono tessuti attorno al mondo come fili di ragnatela e lo tengono assieme.
State attenti quando camminate e a quello che dite, perché senza questa rete il loro mondo potrebbe svanire, e il nostro con il loro.”
Filippo Tapparelli
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Rima degli atti gentili
“Siate gentili, tornate umani
Parlate piano, ridete molto
Accarezzate con le stesse mani
L’anima e il volto
Siate le rondini, volate alto
E se da terra vi lanciano il sasso
Siate gentili, giù con un salto
Volate basso
Siate il guerriero che veste corazza
Fatta di pura carezza di drago
E che sa infliggere con gentilezza
Anche il castigo
Siate la pianta che non colpisce
Ma cerca il sole per crescere forte
E se le tolgono il sole fiorisce
Dall’altra parte
Volgete l’anima a chi vi chiama
E rispondetegli con il suo nome
Siate gentili con chi non vi ama
Scoprite come
Crescete floridi come balene
Spargete il miele che avete raccolto
Siate gentili, vivete bene
Vivete molto
Bruno Tognolini, “Rima degli atti gentili”, da “Rime rimedio”
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Esserci
“Esserci,
in questo tempo,
esserci
per gentilezza,
per passione,
per fedeltà
alle cose e alle persone
che si amano.
Esserci,
semplicemente,
partendo dai margini delle proprie vite,
non sempre perfette,
dalle piccole piante che hai in casa,
dalle ore liberate,
dai propri amori lontani.
Esserci,
regalando,
sapendo che ogni piccolo atto o saluto
è la briciola
che rende la tavola ricca.
Esserci,
regalare tempo,
senza sentirsi in debito,
neppure con se stessi,
Esserci,
curare il profumo
e il sapore del dono.
Lasciare tracce minime,
molto amate, dentro,
del passaggio di questi giorni,
come graffi d’anima.
Ricordare
la suola delle scarpe
quando camminava
e la benedizione
che ti è venuta incontro
in tutte le strade del mondo.
Intonare
una nota gentile,
dissonante,
rispetto alle sinfonie
dell’orrore.”
Gianluigi Gherzi
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Lo inventeremo l’alfabeto delle gentilezze
“Lo inventeremo
l’alfabeto delle gentilezze
atti inutili
teneri, molto gentili.
Regaleremo colori arancioni
a tutte le stanze
regaleremo arance
a chi ha sete
aggiungeremo un tavolino
per chi vuole sedere
e una panchina d’ombra
per gli arsi di sole
e poveri come siamo
faremo tutto gratis
e poveri come siamo
tutto con un sorriso
e vecchi come siamo
con il riso dei bambini.
La poesia
serve a telefonare a Dio
chiamarlo con un nome semplice
nominarlo per strada
tenerlo presente
gridargli se è il caso.
La poesia
serve a inventarlo Dio
ogni giorno tra i vivi.”
Giuseppe Semeraro e Gianluigi Gherzi, da “A cosa serve la poesia”
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Un fotogramma del film muto Luci della città, 1931, scritto, prodotto, diretto e interpretato da Charlie Chaplin
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Pratiche gentili
“Imparare a governarsi
a bastarsi
ad aspettarsi.
Imparare a tollerare la propria assenza,
il cuore latitante
dolorante
esangue.
Acquisire l’arte del cullarsi
offrendo lo sguardo alla luce,
al vento,
a visi dagli occhi lucidi.
Essere maestri
padre
madre
fratelli
di se stessi:
adottarsi
scegliersi,
prendersi in braccio
canticchiando.
Leggere
una poesia
per placare l’anima,
per accarezzarla
come si carezza
un cane
un gatto
un bambino.
Parlarsi sottovoce
tra sé e sé,
con questa formula semplice:
“Puoi piangere,
correre a perdifiato
stare sottocoperta,
consolare i tuoi fantasmi”.
Infine,
affondare nella musica,
respirare la neve.
Si, la neve.”
Simona Garbarino, “Pratiche gentili”
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Sii gentile
“Ci viene sempre chiesto
di comprendere l’altrui
punto di vista,
non importa quanto sia
antiquato
stupido o
disgustoso.
Uno dovrebbe
guardare
agli errori degli altri
e alle loro vite sprecate
con
gentilezza,
specialmente se si tratta di
anziani.
Ma l’età è la somma
delle nostre azioni.
Sono invecchiati
malamente
perché hanno
vissuto
senza mettere mai a fuoco,
hanno rifiutato di
vedere.
Non è colpa loro?
Di chi è la colpa?
Mia?
A me si chiede di mascherare
il mio punto di vista
agli altri
per paura della loro
paura.
L’età non è un crimine
ma l’infamia
di un’esistenza
deliberatamente
sprecata
in mezzo a tante
esistenze
deliberatamente
sprecate lo è.”