Pensieri

Elogio della follia

21.01.2022

“A parlare è la Follia:

(…) lnnanzitutto, che cosa può esserci di più dolce e prezioso della vita? (…) Ma a chi, se non a me, riportarne la desiderata origine?
Perché, dal momento che sto chiacchierando con voi, non essere più esplicita, secondo il mio costume? È forse con la testa, col volto, col cuore, con la mano, con l’orecchio (parti considerate tutte oneste) che si generano gli Dei e gli
uomini? No davvero! propagatrice del genere umano è quella parte così assurda e ridicola che non si può neppure nominare senza ridere. Quello è il sacro fonte a cui tutto attinge la vita, quello e non la tetrade pitagorica *.
E, ditemi, quale uomo vorrebbe porgere il collo al capestro del matrimonio se prima, secondo la consuetudine di codesti saggi, ne
considerasse gli svantaggi? Quale donna accosterebbe un uomo, se conoscesse e avesse in mente i pericolosi travagli del
parto, e i fastidi di allevare i figli? Perciò se dovete la vita al matrimonio, e il matrimonio ad Anoia ** del mio seguito,
comprenderete quello che dovete a me. D’altra parte quale donna dopo la prima esperienza vorrebbe riprovarci, se non
ci fosse ad assisterla la presenza di Letes? Venere medesima, protesti pure Lucrezio, non negherebbe mai che senza l’aiuto della mia divinità la sua forza sarebbe insufficiente e inutile. Perciò è da quella nostra ebbrezza giocosa che sono
nati i filosofi severi, a cui ora sono subentrati quelli che il volgo chiama monaci, e i re ammantati di porpora, i pii sacerdoti, i pontefici, tre volte santissimi. E infine anche tutto quel consesso degli Dei dei poeti, così affollato che a stento può contenerlo l’Olimpo, pur vasto che sia.

Eppure sarebbe ben poco dovermi il seme e la fonte della vita, se non dimostrassi che quanto vi è di buono nella vita è anch’esso un mio dono. E che cos’è poi questa vita? E se le togli il piacere, si può ancora chiamarla vita?
Avete applaudito! Lo sapevo bene, io, che nessuno di voi era così saggio, anzi così folle – no, è meglio dire saggio, da non
andare d’accordo con me. Del resto neppure questi stoici disprezzano il piacere, anche se dissimulano con cura e se, di
fronte alla gente, rovesciano sul piacere ingiurie sanguinose; in realtà solo per distogliere gli altri e goderne di più, loro
stessi. Ditemi, per Giove, quale momento della vita non sarebbe triste, difficile, brutto, insipido, fastidioso, senza il piacere, e cioè senza un pizzico di follia? E di questo è degno testimone il non mai abbastanza lodato Sofocle con quelle
sue splendide parole di elogio per me: “Dolcissima è la vita nella completa assenza di senno”.

Erasmo da Rotterdam, da “Elogio della follia”

* Per i pitagorici, la “tetrade” (o “tetraktis“) era formata dalla successione dei primi quattro numeri, ognuno di lei quali indicabile con un punto. La tetrade, pertanto, veniva rappresentata geometricamente come un triangolo equilatero.

** “Anoia” era, per i Greci, l’irrazionalità intesa come ignoranza,  mancanza di conoscenza: per questo fa parte del “corteo” della Follia.

Nell’immagine: Albrecht Dürer, “Melancholia I” (incisione a bulino), 1514

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