Epistolario

Lettera a Dio

27.01.2022
“Dalla prima lettera che Ti avevo scritto con il pensiero all’età di nove anni, ne sono passati ottanta! E mi sono sentita arrossire sia allora che due notti fa per la stessa idea che non mi ha mai abbandonata.
Mi pareva una bestemmia che non ho mai pronunciata, forse spudoratezza o lucida follia. Ma adesso Ti scrivo davvero, finché vedo.
Scrivo a Te, che non leggerai mai i miei scarabocchi, non risponderai mai alle mie domande, ai miei pensieri di una vita.
Pensieri elementari, piccoli, quelli della bambina che è in me, non sono cresciuti con me e non sono invecchiati con me e neppure cambiati molto.
(…) Ti prego, per la prima volta ti chiedo qualcosa: la memoria, che è il mio pane quotidiano, per me infedele fedele, non lasciarmi nel buio, ho ancora da illuminare qualche coscienza giovane nelle scuole e nelle aule universitarie dove in veste di testimone racconto la mia esperienza da una vita.
Dove le domande più frequenti sono tre: se credo in Te, se perdono il Male e se odio i miei aguzzini.
Alla prima domanda arrossisco come se mi chiedessero di denudarmi, alla seconda spiego che un ebreo può perdonare solo se stesso, ma non sono capace perché penso agli altri annientati che non perdonerebbero me.
Solo alla terza ho una risposta certa: pietà sì, verso chiunque, odio mai, per cui sono salva, orfana, libera e per questo Ti ringrazio, nella Bibbia Hashem, nella preghiera Adonai, nel quotidiano Dio.”

Edith Bruck, da “Il pane perduto”, 2021

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