“Il Cavaliere Azzurro cavalcò sul Ponte fino al Bauhaus
in groppa a più di un cavallo azzurro
Franz Marc il marchio suo azzurro lasciò
sulla scena azzurra
E Kirchner nel circo scuro trotterellò
su un cavallo diverso e scuro
Emil Nolde mai muffito danzò ardito
intorno a un vitello d’oro
Max Pechstein pescava in paesaggi fluviali
finché abboccavano le sue modelle
(Lo facevan tutti)
Rottluff dipingeva la sua lasca lascivia
e Otto Mueller mangiava per otto
poi più crudo diventò il suo tratto
Erich Heckel eclettico ritrasse
e le lor matte fisse
Il norvegese Munch lanciò un urlo silente
Jawlensky fece sembrar Matisse matto e russo
E Kandinsky divenne follemente
incandescente
Kokoschka disegnò il suo sturm und drang
Käthe Kollwitz collocò su carta
la Morte e la Madre
Schwitters scivolava tra città di scarti
e come pinta clematide Klee
dondolava al canto dell’Angelo Azzurro
Otto Dix disegnò un guerriero morente
sulla sua tavolozza d’acciaio
Grosz intuì il grosso
della tempesta imminente
Max Beckmann vide l’affondamento del Titanic
e Meidner dipinse l’Apocalisse
Feininger ritrasse un Essere Tragico
e finger con arte grattacieli amò
ché caddero dall’altra parte dell’Atlantico
(e il Bauhaus nell’ultima sua stravaganza
cadde su Chicago)
Nel frattempo là a Berlino
Hitler raffigurava se stesso
in un angolo
E mentre si scaldavano i suoi forni
del Tamburo di Latta iniziavano i giorni.”
Lawrence Ferlinghetti, “Storia espressionista dell’espressionismo tedesco”
*****
Immagine: Franz Marc, “I grandi cavalli azzurri“, 1911